Il leader della Casa delle Libertà: «Non può salire al Colle chi ha nel cuore il simbolo della falce e martello»
Corriere.it 5 Mag ore 20
«La partita è aperta». Così Silvio Berlusconi, arrivando a Napoli per partecipare ad un comizio nell'ambito della campagna elettorale per il Comune, si esprime riguardo alla corsa per il dopo Ciampi. Berlusconi, che giovedì ha incontrato il leader del centorsinistra a Palazzo Chigi per cercare di individuare un metodo collaborativo per l'elezione del nuovo capo dello Stato, spiega anche che «oggi non ci sarà alcun incontro» con Prodi.
«SIMBOLO DI MORTE» - Il leader di Forza Italia non ha mai citato il nome di Massimo D'Alema ma ha spiegato chiaramente che chi ha detto «di avere inciso nel cuore» il simbolo della falce e del martello, «un simbolo di morte», non può «pretendere di occupare una poltrona che deve essere di garanzia». «Occorre ricordare - dice Berlusconi - che il presidente della Repubblica è garante della Costituzione, è la bandiera dell'unita di Italia, deve unire i cittadini e garantire l'imparzialità».
OSTRUZIONISMO E BROGLI - «Apprestiamoci a resistere alla sinistra, non arretreremo neanche di un passo - ha poi esortato Berlusconi -. In Parlamento abbiamo i numeri per non far passare leggi che ritenessimo contrarie all'interesse del paese». Un'opposizione dura, quella prospettata dal Cavaliere, a cui brucia ancora l'esito elettorale che per il capo della Cdl resta adombrato dall'ipotesi di brogli e irregolarità: «Siamo stati scippati di una vittoria sonante - ha detto - Abbiamo vinto ma non abbiamo trovato un giudice a Berlino, come si suol dire, che facesse giustizia e che controllasse il milione e 100mila schede».
I «10 ERRORI CAPITALI» - Regolarità del voto a parte, Berlusconi ha parlato anche del modo in cui è stata condotta la campagna elettorale rivendicando la correttezza della linea tenuta da Forza Italia ma ammettendo che nella Cdl non tutto è andato per il verso giusto: «Sono stati commessi dieci errori capitali, non nostri - ha sottolineato -. Bastava non farne uno che avremmo avuto il premio di maggioranza».
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