05 maggio, 2006

Libero 5 Mag

Sorrisi e schiaffoni di Renato Farina


Berlusconi incontra Prodi. Finti convenevoli, ma su D'Alema al Quirinale inizia la sfida finale. Con trattative inconfessabili
Avevano giurato solennemente. Prodi: «Aspetto con pazienza la sua telefonata. E mi deve chiedere scusa!». Berlusconi: «Non gli darò mai la mano! ». Risultato: ieri Romano ha telefonato a Silvio, e si sono dati la mano a Palazzo Chigi. Hanno parlato 80 minuti, un record.

Dev'essere stata una conversazione meno mortifera di quelle propinate agli italiani nei duelli televisivi. Infatti non ce l'hanno fatta ascoltare. Secondo voi di che cosa avranno parlato? Escludiamo si siano cimentati sulla questione della Costituzione europea. Hanno evitato anche l'Ici e l'Irap, probabilmente. Ma sì, hanno parlato di Quirinale. Riassumiamo le puntate precedenti. Prodi vince le elezioni. Non stiamo qui a dire che è una vittoria rubata. Lo sappiamo bene. Ha i numeri però. E chi vince spartisce il potere con gli alleati. Per sé Prodi tiene Palazzo Chigi, e fin qui non si scappa. Lui è fuori quota, è Ulivo, ma più margheritino che diessino. La Camera se l'è presa quel furbacchione di Bertinotti. Minacciava in mancanza dello scranno molto rosso di Montecitorio di fornire solo appoggio esterno al governo: che è la promessa della crisi sicura. Quel posto lo volevano i diessini, i quali hanno abbozzato. Poi eccoci al Senato: spettava per antichi accordi alla Margherita, in particolare a Franco Marini, democristianone di vecchio corso, e per di più anticomunista del tipo marsicano. A questo punto i diessini sono a bocca asciutta. La base si interroga: siamo le dame di San Vincenzo o la sezione Carlo Marx dell'Unione? La Casa delle libertà grida al regime. Giusto. Hanno tutto, questi di sinistra. Possibile vogliano papparsi pure il Quirinale? Dovrebbe essere l'arbitro, ma qui giocano solo quelli con la maglietta rossa. Prima la Casa delle libertà estrae la sua terna: Letta, Pera e Casini. Era una mossa per saggiare la magnanimità dei comunisti? Ma quando mai hanno lasciato un ossicino al prossimo, quelli là. Allora ecco il colpo di genio. Riproporre solennemente Ciampi. Prodi invece di consultarsi con gli altri compagni leader, di testa sua dice sì, se Ciampi vuole. Quel "se" convince Ciampi a dire di no. (continuerebbe)