Comunismo coi pannoloni
Vittorio Feltri su Libero 11 Mag
Napolitano rappresenta un'ideologia vecchia e fallimentare ma mai rottamata. Bene ha fatto il centrodestra a non rendersi complice della penosa elezione del paravento di Prodi
Non ho brindato e sapevo che non lo avrei fatto. Era noto che sarebbe passato un uomo della Quercia per ovvi motivi. I politici, poveracci, dicono sempre con sussiego di non avere a cuore le poltrone; in realtà non pensano ad altro. Provate a sfilargli la cadrega su cui posano gli onorevoli glutei. In questa logica i diessini erano creditori nei confronti dell'Unione: il seggiolone della Camera è andato al gemellino di Fidel Castro, Fausto Bertinotti in Prodi; il seggiolone del Senato è andato a Franco Marini, democristiano d'antico pelo marsicano. Rimaneva giusto il Quirinale, al cui inquilino la Costituzione affida il ruolo di rappresentare gli italiani.
Il maggior pretendente era D'Alema, a mio trascurabile giudizio il migliore dei peggiori. Ma i suoi compagnuzzi lo hanno fregato. Lo stimano ma lo temono perché non è un inutile né utile idiota; ecco perché lo hanno scartato. Le altre valutazioni erano e sono pretestuose. Prodi, ricambiato, detesta il compagno Massimo; però non poteva chiudere la strada del Colle ai diessini, avrebbe rischiato di avere nemico il socio più importante della maggioranza.
E allora con Rutelli e altri dell'area cattoqualunquista ha studiato bene la pratica. Si è chiesto: chi c'è nella Quercia che potrebbe fregare D'Alema e al tempo stesso accontentare la massa rossa? Pensa e ripensa che a pensare impazzo, tel lì il salvatore, la Cariatide che fa al caso nostro: Giorgio Napolitano, comunista dal 1946 o addirittura dal 1945, una specie di Andreotti senza gobba né verniciatura metallizzata. Senatore a vita per meriti misteriosi, già presidente di Montecitorio, già ministro dell'Interno, non ha lasciato traccia di sé, se si esclude la legge Turco-Napolitano (secondo, perfino nella denominazione di un provvedimento privo di senso). continua...
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