Il residente della Repubblica
Giuliano Ferrara su Il Foglio 9 Mag
Con Napolitano ci aspetta uno scirocco bestiale, anche d’inverno
Il metodo è appiccicoso, come lo scirocco, laddove il sistema, cioè il mutamento del sistema, è una brezzolina di primavera che a Roma non arriva mai. Noi l’avevamo detto, come si dice quando si è in angolo, groggy dopo una bella scazzottata al centro del ring, vicini al ko. Un’intesa si fa con il sistema Berlusconi annata 1997, si vota D’Alema presidente (della Bicamerale) contro Fini e Casini, senza paura di dover dare spiegazioni alle folle cieche dei comizi, sapendo che l’elettorato è un’altra cosa dai tifosi, vuole che il suo voto pesi nella politica, e che la politica dia innovazione di sistema, non grigia continuità di metodo. Si vota D’Alema e, come allora, ci si impadronisce dello schema di gioco di una intera legislatura, ché se poi le cose vanno bene, bene, se vanno male si provvede, mica c’è una strada sola. Ma intanto si sventa la manovra dei giochini e casini fini. I quali giochini sono cominciati subito, martedì 11 aprile alle ore 19, Palazzo Chigi, quando il capo di An ha lodato il Cav. per come aveva condotto la campagna elettorale e poi, di fronte alle sue parole in favore dell’unità nazionale, gli ha detto con un sottotesto in cui solo parte delle virgolette sono immaginarie: “Leggi il comunicato ufficiale, non ti allargare, la campagna elettorale è finita, ora la politica la faccio io con Pier”. E sai che spasso, sai che interesse.
Finisse con Napolitano al Quirinale, un successino diessino condito con le aspettative della multiforme lobby del metodo, i metodisti all’italiana, e grazie per le magnifiche rose, al Cav. torneranno buoni due nostri vecchi consigli del 1994, uno seguito e l’altro no: stringergli la mano alla Camera e mandare lui alla Commissione di Bruxelles invece di Emma, dea della gratitudine che gli ha fatto perdere le elezioni insieme ai suoi alleati maggiori, protagonisti della formidabile battaglia della mezza età. Ma a noi cosa tornerà buono? Per anni abbiamo dovuto mostrare platealmente in queste colonne il nostro puntiglioso disinteresse per la politica sciroccosa, e ci siamo edificati con temi effettivamente superiori cercando di educarci a pensare il mondo: erano gli anni delle verifiche, delle rinunce a battere lo stato fiscale, del tran tran mezzo solidarista e mezzo assistenzialista, del giro di valzer per tutti e per nessuno, primo violino Follini e flauto dolce il corrierista Tabacci. Si salvò solo un referendum extrapolitico. Pare che ci risiamo. Discuteremo del partito democratico e della tessera n°1, del partito dei moderati col trattino e senza trattino, ci toccheranno le carte dei valori e altre divagazioni politiciste senza politica, con un Cav. debole e annoiato come e più di noi.
Dice: ma un po’ di rispetto, no? Ma sì, rispettiamo tutti, per carità. Un presidente è pur sempre un presidente, anche se sia un residente della politica, un villeggiante della Repubblica che si dimenticò nella sua vita di tante cose: di rispettare i maestri come Giorgio Amendola, di rispettare le immunità parlamentari di fronte all’offensiva paragolpista dei magistrati codini, di rispondere a Craxi che chiamò in causa il suo moralismo post sovietico. Un coniglio bianco in campo bianco sullo stemma del Quirinale può bene starci. Peccato per Fassino, che aveva fatto sabato qui una proposta politica, e ora gli tocca dire che bisogna votare Napolitano perché ha un “rispetto sacrale” per le istituzioni. Tutta questa cerimoniosità pagana per istituzioni che andrebbero desacralizzate, scosse, cambiate. Invece potremmo rimediare uno scirocco bestiale, afa anche d’inverno.
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