Paura di volare
Massimo Gramellini La Stampa web 13 Apr
Tentando con qualche presunzione una lettura psicologica delle elezioni estendibile anche alla vita di noi comuni mortali, si può azzardare quanto segue. La troppa sicurezza di vincere trascina sull'orlo della sconfitta. Sottovalutare l'avversario, e al tempo stesso disprezzarlo, è il modo migliore per perpetuarlo. Se la sinistra, anziché essere ossessionata da Berlusconi, avesse dirottato la propria nevrosi nel cercare finalmente di comprendere la provincia italiana che lo vota, forse non avrebbe vinto così poco e così male.
E ancora: la paura di perdere fa perdere, sempre. E può colpire chiunque, persino un uomo sicuro di se stesso come Berlusconi. Le sconfitte elettorali degli anni precedenti lo avevano portato a dubitare per la prima volta della sua buona stella, esponendolo all'influsso dei consiglieri più prudenti e meno disinteressati. Su loro impulso ha cambiato il sistema di voto che nel 1994 lo aveva indotto a scendere in campo e che gli aveva già regalato ben due vittorie. Come ogni scelta dettata dalla paura invece che dal coraggio, anche questa si è rivelata un errore. Il premio di maggioranza e il voto degli italiani all'estero, ideati al solo scopo di farlo vincere, hanno invece consegnato la maggioranza a Prodi. E a Berlusconi, che pure ha resistito agli strali dei comici di mezzo mondo, tocca oggi sperimentare la sublime ironia della vita: per ribaltare l'esito delle urne è costretto ad appellarsi alla sua peggior nemica. La magistratura.
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