Il veleno del caimano
EDMONDO BERSELLI su Repubblica.it 13 Apr
Ieri è tornato il Caimano. Il giorno prima era apparsa la Salamandra, l'essere che passa indenne attraverso le fiamme. Domani non si sa. Il premier Silvio Berlusconi è andato al Quirinale e ha incontrato il presidente della Repubblica. Dopo le elezioni, e soprattutto dopo un confronto elettorale condotto e finito allo spasimo, non era un incontro di routine. Così come non era di routine l'incontro che nella mattinata Carlo Azeglio Ciampi aveva avuto con Romano Prodi, il capo dell'Unione e prossimo a ricevere l'incarico di formare il nuovo governo.
Al termine della conversazione con il capo dello Stato, durata un'ora e un quarto, Berlusconi ha realizzato uno dei suoi exploit mediatico-populisti. Con un assolo formidabile, ha rivelato di avere espresso al presidente della Repubblica i suoi dubbi sul risultato elettorale. E ha denunciato che ci sarebbero un milione e centomila schede sospette, che sono stati compiuti brogli "unidirezionali", e che insomma il centrosinistra avrebbe rubato la sua strettissima vittoria. Fuori dal Quirinale non ha espresso dubbi, bensì ha manifestato certezze: "Il risultato cambierà", ha affermato, e ai giornalisti ha mostrato il suo miglior sogghigno: "Credevate di esservi liberati di me?".
Ciò che sta accadendo è grave. Il nostro paese non ha alle spalle una storia politica basata sul furto di voti. Il ministro dll'Interno, Giuseppe Pisanu, ha manifestato pubblicamente la sua soddisfazione per il modo in cui si sono svolte le operazioni elettorali. Il capo dello Stato si è compiaciuto per lo svolgimento "ordinato e regolare" dell'esercizio democratico. Soltanto Berlusconi ha di fatto impugnato l'esito del voto. Non si è preoccupato di mettere in estrema difficoltà la massima carica dello Stato, resa partecipe di un complotto mostruoso ordito dai nemici della libertà (e del Cavaliere). Seppure appoggiato assai tiepidamente dai suoi alleati, ha scatenato i suoi uomini in una battaglia virtuale che purtroppo può avere pessime conseguenze reali.
Il milione e passa di schede della vergogna, evocate dalla fantasia pubblicitaria di Berlusconi, esistono soltanto come ultima arma di un uomo assediato che rifiuta la sconfitta. La legge nega la possibilità di un nuovo conteggio, e consente soltanto l'accertamento delle schede contestate. Si tratta di poco più di quarantamila schede, che ragionevolmente si dividono con una certa equità fra i due schieramenti, e che quindi non possono alterare il risultato del voto popolare. In ogni caso, come ha dichiarato Marco Follini, non è il caso di "soffiare sul fuoco", visto che "dal Viminale alle Corti d'appello e alla Cassazione ci sono istituzioni che garantiscono tutti".
Preso atto di tutto questo, sarà bene che le magistrature preposte agli accertamenti concludano il loro lavoro prima possibile, per spazzare via ogni dubbio e sospetto. La democrazia italiana non può vivere sotto l'ombra di un risultato pasticciato. Ed è proprio questo che Berlusconi sta facendo: sta creando una delle sue realtà virtuali, un altro dei suoi "fattoidi", che scaraventa sulla situazione politica e civile italiana provocando fibrillazioni e inquietudine.
La risposta di Romano Prodi dalla festa di Bologna, "deve andare a casa", è un esorcismo insufficiente. Se il Caimano ha deciso di avvelenare il periodo post-elettorale, occorrono risposte ferme in primo luogo dalle istituzioni. Dal ministro Pisanu, per esempio, che dovrebbe dare un contributo ulteriore alla serenità dell'opinione pubblica. Ma c'è un aspetto ulteriore che va considerato: il marketing da guerriglia civile che Berlusconi ha inaugurato, rischia di lasciare sull'Italia una macchia. Per salvare la sua leggenda di invincibilità, il premier non esita a rovesciare il banco, o a minacciare di farlo.
Tuttavia non è proprio il caso che sull'Italia evoluta e disincantata del 2006 permanga un'ombra mitologica, per certi versi simile a quella del referendum costituzionale del 1946. Di fronte a un uomo che è incapace di perdere, che ha usato ogni strumento per avvelenare i pozzi, che ha cambiato la legge elettorale per impedire la vittoria degli "altri", i "comunisti", occorre che anche i suoi alleati, i più ragionevoli, i più corretti istituzionalmente, prendano posizione senza paure o esitazioni. Perdere le elezioni non è un dramma. Ma il Caimano sta trasformando una sconfitta politica in un evento sudamericano, ed è angosciante il pensiero della lunghissima transizione all'insediamento del nuovo governo. C'è qualcuno nella Casa delle libertà che voglia dare un contributo alla sicurezza psicologica e civile del paese? In caso contrario qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di avere consentito che una normale alternanza politica si stia trasformando nella battaglia disperata e finale di un uomo non abituato a lasciare la presa sulla "roba" che crede sua e solo sua.
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