16 aprile, 2006

L’Italia torni a puntare sull’Europa

Barbara Spinelli su La Stampa web 13 Apr

La campagna elettorale è finita, ora si tratta di guardare la realtà. La realtà è che l’Italia non ha acquistato prestigio, negli anni di Berlusconi.
In Europa ha scelto Blair, assecondando un disegno che si propone d’impedire l’unione politica. Nel mondo ha scelto la linea di Bush, che ha presentato la guerra in Iraq come lotta al terrorismo e ha imposto la preminenza unilaterale d’una superpotenza sul diritto internazionale. Ambedue i disegni stanno fallendo, e tanto più rimpicciolita ne esce l’Italia. Tradizionalmente, il suo ruolo era quello di far parte delle coalizioni più europeiste. Come scrive un recente documento dell’Istituto Affari Internazionali, l’Italia deve esser l’alleato di chi vuol far avanzare l’Europa (...). Oggi è probabile che si apra una fase in cui la convergenza tra Italia e Germania, che già più volte in passato si è rivelata proficua in materia istituzionale, potrebbe costituire la base di rilancio dell’Unione.
L’alternativa alla linea inglese e americana non è la Francia, e ancor meno la Russia di Putin con cui Berlusconi ebbe un rapporto pernicioso: le condotte dei due stati son state poco edificanti, e quella francese niente affatto europea. In tutta la fase preparatoria della guerra irachena, Parigi e Mosca hanno fatto credere a Saddam che gli Americani non sarebbero mai intervenuti senza l’Onu, e non hanno esercitato alcuna pressione sul despota. L’alternativa è un’Unione capace non solo di reagire, ma di decidere ed eseguire proprie politiche nel mondo.
La sinistra nel suo programma si affida all’Onu: nessun intervento potrà più avvenire senza il suo avallo. È una posizione coerente ma rischiosa, che scredita iniziative passate (Kossovo) e lega le mani per il futuro. Il diritto internazionale va difeso, ma a condizione di radicali riforme dell’Onu: Prodi nel programma le promette, ma non dice come agirà nel frattempo.
Molte cose bisognerà ancora correggere. Ma la stella polare ­ per una non-potenza come l’Italia ­ dovrà tornare a essere l’Europa. Rinunciare alla Costituzione perché la Francia ha detto no è un’offesa alla maggioranza di europei che l’hanno ratificata. Questo l’Italia dovrà dirlo con forza. Converrà infine non accettare nuovi allargamenti, prima d’aver liberato l’Unione del diritto di veto che l’imprigiona. Altrimenti l’Europa si riempirà di stati aggrappati alle proprie illusorie sovranità, e illudendosi perirà.