21 maggio, 2006

Cossiga a Berlusconi: ''Paperon de' Paperoni non ci accusi di immoralità''

Da Adnkrons/Ign) del 20 Mag

Lettera aperta del presidente emerito al Cavaliere: ''Io, Agnelli e Leone garantimmo il primo governo e nessun addebito ci fu rivolto né dalla sinistra né da te''
Il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga ha scritto una lettera aperta a Silvio Berlusconi per stigmatizzare senza mezzi termini ''l'indegna gazzarra inscenata dai gruppi parlamentari della Casa delle Libertà mentre esprimevano il loro voto a favore della mozione di fiducia al governo Prodi i senatori a vita, di diritto e di nomina presidenziale''.

Tanto più che la contestazione - scrive Cossiga - ha coinvolto ''non solo me, Andreotti e Scalfaro, 'ragazzotti' che da oltre mezzo secolo 'battono' le strade della politica e che a ben più violenti tipi di scontro e di colluttazione, di insulti e di imprecazioni, e da pulpiti politicamente ben più solenni del vostro, dalla destra di Giorgio Almirante alla sinistra di Giancarlo Paietta, ma con minore astio, maleducazione e cattiveria, sono adusi, ma per i due nuovi senatori a vita che per l'ambiente finora professionalmente frequentato, le severe stanze della Banca d'Italia e gli alacri studi di progettazione d'alto livello, pensavano di trovarsi nel 'salotto buono' della politica italiana, tra l'altro architettonicamente copia della Camera dei Deputati del Regno di Sardegna, a Palazzo Carignano, in Torino, e si sono trovati per colpa vostra sbalzati in un ambiente da suburra di quartiere malfamato della Roma della decadenza!''.
''Ben diversa - ammonisce il senatore a vita rivolgendosi al Cavaliere - è l'accusa di 'immoralità' che tu, con molta avventatezza e leggerezza, hai rivolto ai senatori a vita che hanno votato la fiducia per il governo Prodi, me compreso. Si fosse trattato di un'accusa per qualche mio normale ma irregolare 'rapporto' per così dire…. sentimentale con qualche bella ragazza venezuelana o napoletana da te presentatami, passi! Ma la 'politica' ed il servizio dello Stato sono stati per me e per la mia famiglia cosa troppo seria, perché io possa accettare accuse di immoralità da un, anche se simpatico ed abile, 'Paperon de' Paperoni' prestato alla politica, e non senza utile personale!''.
Ma non solo. Perché Cossiga ricorda all'ex premier: ''Avevo proposto, il giorno che furono indette le elezioni, che i senatori a vita, di diritto e di nomina presidenziale, qualora nel voto per la fiducia al nuovo governo la loro singola preferenza dovesse essere determinante in un senso o nell'altro - al fine di non alterare il risultato elettorale, espressione della volontà popolare - si dovessero astenere dal voto, pur dichiarando la loro preferenza politica. Ma questa mia tesi e proposta non è stata accolta da nessuno''.
''Se fossi stato moralmente certo che il mio solo voto sarebbe stato determinante a favore della fiducia al governo Prodi, avrei dichiarato la mia preferenza politica per esso, ma non avrei partecipato al voto - continua Cossiga - Ma poiché il mio voto non avrebbe avuto questo effetto, ho votato tra i vostri lazzi ed insulti. Premetto che nella mia vita politica, nelle elezioni cui ho preso parte e con leggi elettorali ben più serie, ho raccolto centinaia di migliaia di voti individuali di preferenza e che ho ricoperto non poche cariche pubbliche: consigliere comunale, deputato, senatore, più volte sottosegretario di Stato, anche con deleghe delicate, più volte ministro, presidente del Senato ed infine presidente della Repubblica (di qualche legittimazione politica ed istituzionale sarò pure dotato, pur non avendo costruito Milano II, e non essendo proprietario di Fininvest, Publitalia, Mediaset e Mediolanum e di, pare, sedici tra ville e palazzi….)''.
Infine, Cossiga ricorda il precedente del 18 maggio 1994, data della formazione del primo governo Berlusconi: ''Fui autorevolmente incaricato (io, che non avevo alcuna intenzione di votare a suo favore) di 'organizzargliene' una (di fiducia)! I senatori erano trecentoventisei, di cui undici erano senatori a vita, presenti in Aula furono trecentoquindici e trecentoquattordici i votanti; centocinquantotto voti era la maggioranza richiesta. Votarono si' centocinquatanove senatori, centocinquantatre furono i contrari e due gli astenuti, che al Senato valgono per voto contrario''. ''Il governo Berlusconi - taglia corto l'ex capo di Stato - ottenne la fiducia per un solo voto, a garantirla tre senatori a vita: Giovanni Agnelli, Francesco Cossiga e Giovanni Leone. Nessuna accusa di 'immoralità' ci fu rivolta né dalla sinistra né…da te!''.
Oggi sulla vicenda è nuovamente intervenuto anche il senatore Giulio Andreotti. ''Quella della Cdl è una contestazione teorica - afferma - non è scritto da nessuna parte che i senatori a vita non possano esprimere un voto politico. E d'altronde, quale sarebbe stata l'alternativa?'' chiede Andreotti e, dopo aver stigmatizzato ''il clima da curva sud'' in Senato, si è augurato che ''si inizi a lavorare in modo corretto e costruttivo''. Poi, alla domanda su perché l'attuale opposizione, dopo averlo candidato alla presidenza della Repubblica, lo abbia fischiato, ha risposto: ''Pensavo di poter rappresentare, per mia natura, un elemento a favore dello scioglimento di ogni contrasto…''.