30 aprile, 2006

Il Parolaio Presidente splendido splendente

Giampaolo Pansa su L'Espresso 30 Apr

Bertinotti è come lo scorpione: la sua natura è pungere. E lo farà anche da Montecitorio
Qualcuno rammenta una bella canzone di Donatella Rettore, 'Splendido splendente'? Iniziava così: "Splendido splendente /l'ha scritto anche il giornale /io ci credo ciecamente.". Me ne sono ricordato quando ho letto anch'io sul giornale che Fausto Bertinotti diventerà il nuovo presidente della Camera dei deputati. Presidente il Parolaio Rosso? Che botta per il Bestiario! Sono anni che sfotto il segretario di Rifondazione comunista. E adesso devo dichiararmi sconfitto. Non soltanto il Parolaio è vivo e vegeto. Ma diventerà la terza carica dello Stato. Sì, il Parolaio Presidente, splendido splendente.
Ma ho sbagliato soltanto io? Forse no. Forse ha sbagliato anche il professor Romano Prodi. Ha fatto il Caimano, come gli avevo suggerito, però con una scelta foriera di pericoli. Certo, il Parroco ha delle attenuanti. Il Parolaio lo ha ricattato: voglio la presidenza della Camera, oppure due ministeri super, l'Economia e gli Esteri, altrimenti darò al tuo governo soltanto l'appoggio esterno.
Prodi doveva respingere il ricatto. E andare a vedere il bluff del Parolaio, mettendolo con le spalle al muro. Invece ha ceduto. Perché non ha tenuto duro? Immagino avrà pensato: se mando il Parolaio a guidare la Camera, starà tranquillo lui e starò tranquillo anch'io. E gli impedirò di pugnalarmi come fece nel tragico ottobre rosso del 1998.
Tuttavia, il Parolaio Presidente tranquillo non starà. Ricordate la favola della rana e dello scorpione? Si incontrarono davanti a un fiume. Lo scorpione disse alla rana: prendimi sulle spalle e portami all'altra sponda. La rana si rifiutò: così tu mi pungerai e mi farai morire. Lo scorpione rispose: non lo farei mai, perché annegherei insieme a te. Ed ecco rana e scorpione attraversare il fiume. A metà del guado, lo scorpione punge la rana. Mentre affogano tutti e due, la rana grida: moriremo entrambi, perché l'hai fatto? E lo scorpione: perché pungere è nella mia natura.
Il Parolaio è come lo scorpione. Prima ancora di diventare Presidente, ha già cominciato a pungere. Ossia a spiegare (cito il titolo di 'Liberazione' del 23 aprile) 'come l'Unione governerà'. Mediaset? Deve dimagrire. La Rai? Ha da restare così com'è. I tagli alla spesa pubblica? Niente di niente, non siamo mica la signora Thatcher! La legge Biagi? Va rasa al suolo. Esempi da seguire? Il compagno Lula in Brasile e il compagno Chávez in Venezuela.
E non sarà che l'inizio. Il Parolaio ha ripetuto più volte che il governo e il potere che ne deriva non gl'interessano. Ancora di meno lo attraggono la responsabilità e la fatica del governare, una croce che toccherà a Prodi e ai suoi ministri. Lui, splendido splendente, starà a guardare dallo scranno più alto di Montecitorio. Il posto giusto per lui. Anzi, adesso che ci rifletto, forse il Parroco dell'Unione non ha sbagliato per niente. L'ha mandato lì, dando per scontato il fastidio di vederlo sfoggiare, senza freni, i tratti primari della sua natura.
Come accade allo scorpione della favola, questa natura il Parolaio Presidente la lascerà erompere in pompa magna. Mostrando per intero di che pasta è fatto. Un logorroico imbattibile. Un vanitoso. Un egocentrico. Un cultore del birignao, la sua specialità: quella dizione viziata dalle erre arrotate, che ci gratta il cervello in tutti i telegiornali. Un costruttore infaticabile di bastoni fra le ruote. Un superficiale incompetente. E infine uno convinto che questa Italia in difficoltà sia uguale a un comitato politico del suo partito, dove i guai si allontanano parlando, parlando, parlando.
Infine, sarà tutto tranne che modesto. E come accade agli immodesti, non esiterà a truccare le carte. L'ha già fatto subito dopo la nomination a presidente della Camera. Ricordate? "Il modello al quale mi ispirerò sarà Pietro Ingrao". 'L'Unità' gli ha ribattuto di aver scelto il modello sbagliato. Nel 1976, proposto alla presidenza di Montecitorio da Enrico Berlinguer, lo zio Pietro fece molta resistenza. Non voleva saperne. E cedette alla richiesta del partito soltanto dopo una lunga pressione.
"Ingrao, naturalmente", cito ancora 'l'Unità', "non fece alcuna minaccia, né esercitò alcun ricatto per ottenere quell'incarico. E dopo tre anni declinò l'invito per una riconferma alla presidenza della Camera e tornò alla politica militante. Non è che Bertinotti s'è scelto il modello sbagliato?". Sì, ma dei vostri corsivi, caro Antonio Padellaro, il Presidente Parolaio se ne fotte come i francesi dell'anno Quaranta.
Splendido splendente, dallo scranno di Montecitorio (sempre che ci arrivi) osserverà con distacco Prodi e i suoi operai affannarsi nella sala macchine del governo. E se qualcosa andrà storto, esclamerà, con le erre arrotate più che mai: cari amici dell'ala moderata dell'Unione, i vostri errori nascono soltanto dalla paura di una vera svolta riformatrice che apra un nuovo ciclo economico e politico, capace di invertire la strada degli ultimi vent'anni, bla, bla, bla.