Davanti al video
Aldo Grasso su Corriere.it 11 Apr 2006
Voti, sorrisi, lacrime Tutto solo a metà Una serata tv virtuale
Virtuale o surreale? Quello che è successo ieri in tv, a partire dalle 15 quando il Tg3 ha bruciato sul tempo la concorrenza, è una cerimonia difficilmente comprensibile. Non perché ci fosse qualcosa di indecifrabile da sbrogliare (i numeri sono pur sempre numeri) ma perché gli exit poll rischiano ormai di diventare uno scherzo statistico: non ci azzeccano mai, confondono le acque, rischiano di far saltare le coronarie a qualcuno. Adesso c'è già chi sostiene che gli italiani, intervistati all' uscita delle urne, si divertono ad alterare la verità. Perché italiani. Perché burloni. Perché bugiardi. E quindi, su tutte le reti, abbiamo assistito a un esercizio retorico spregiudicato e sconfortante: l'ospite in studio è stato costretto, a intervalli più o meno regolari, a cambiare disco orario, ad arrampicarsi sugli specchi, a passare dall'entusiasmo alla prudenza o dalla cautela all'eccitazione.
In una delle prime interviste, l'on. D'Alema dichiarava: «Si profila un risultato di portata storica»; all'imbrunire un suo collega chiosava: «Speravamo di più». In una delle prime interviste l'on. Biondi dichiarava: «In Italia i coraggiosi non sono la maggioranza»; all'imbrunire un suo collega chiosava: «C'è un testa a testa e la partita per noi è ancora aperta».
Ecco quello che ieri è andato in onda è stato il cambio d'umore, l'altalena dell'emotività: difficile fare analisi politiche sull'umore o sull'emotività, tant'è vero che tutti i commentatori (politici, analisti, esegeti, portavoce, militanti) si sono armati di un profilattico interpretativo fatto di se, di vedremo, di bisogna aspettare, di richieste di bocce ferme, di cautele d'obbligo.
Le trasmissioni più vivaci, più articolate sono state quelle del Tg2 con la conduzione di Mauro Mazza e del Tg7 con la conduzione di Antonello Piroso. Anche Sky Tg24 si è mobilitato in grande per questo strano «Tutto il voto minuto per minuto» dove a latitare era il dato certo, insomma il gol. Bianca Berlinguer ha presidiato il suo fortino di sinistra ed Emilio Fede quello di destra. (Ed io ho seguito La7 e SkyTg24! n.d.b.)
A sera, all'ora topica dei tg, è arrivato il colpo di scena: le proiezioni della Nexus danno in vantaggio al Senato la Casa delle Libertà. È come se la giornata televisiva dei commenti politici seguisse un copione thriller, è come se una mano ignota si divertisse a risicare ogni speranza, ogni spiegazione, ogni previsione.
Da un punto di vista drammaturgico, il colpo di scena è indispensabile come il pane: permette l'andamento altalenante, la sorpresa, l'imprevedibilità. Ma da un punto di vista politico, il colpo di scena è letale, rischia di lasciare morti sul campo (Prodi aveva annunciato una festa verso le 18.30 che poi è stata procrastinata a ora indeterminata). Le nomination dei reality sono uno scherzo se confrontate con il balletto dei numeri elettorali, con l'incertezza dello spoglio. Giuliano Ferrara ha iniziato la sua trasmissione togliendosi la giacca e promettendo uno spogliarello integrale in caso di vittoria berlusconiana. Enrico Mentana ha messo subito sotto processo la Nexus: «Cosa diavolo è successo oggi?». La Nexus ha risposto dando la colpa alla nuova legge elettorale. Bruno Vespa ha cercato, come al solito, di mettere in piedi il suo Parlamento. Emilio Fede ha regnato felice su sfondo azzurro, vagheggiando il sorpasso.
Tutto a metà: i voti, i sorrisi, le lacrime (tv del dolore, secondo Luxuria), le intenzioni, la vigilanza. Davvero una giornata spaccata in due. Come il Paese.
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