11 aprile, 2006

Prodi: «La colpa è tutta di una legge scandalosa»

Fabio Martini su La Stampa web 11/4/2006

Il comizio diventa un miraggio: «Ho due discorsi pronti»
A mezzogiorno, quando gli exit poll erano ancora segreti ma davano l’Unione nettamente in testa, Romano Prodi ha detto ai suoi: «Ragazzi, calma. Io dentro di me ho già pensato due discorsi diversi, a seconda del risultato...». Nello staff del Professore si sono messi a ridere, lo hanno guardato come si guarda un gigione. Ma sette ore più tardi, dopo il progressivo ribaltamento del risultato, il viso di Romano Prodi si è rabbuiato: «Ve l’avevo detto di andarci cauti...». Soltanto alle 22,30 quando gli hanno comunicato che nel Lazio e in Campania l’Unione poteva farcela e alla Camera era in vantaggio, il Professore ha ritrovato un pallido sorriso: «Adagio, non facciamoci riprendere dall’entusiasmo...».
E d’altra parte lui stesso, soltanto poche ore fa, aveva ricordato un aneddoto per lui memorabile: «Nel 1997 telefonai a Chirac poco prima dell’esito delle elezioni anticipate da lui stesso provocate e gli chiesi come andasse e lui mi rispose: è solo una questione di ampiezza". Ma poi vinse Jospin». Ma l’esser stato il più cauto di tutti, non ha consentito a Prodi di sopportare la grandissima sorpresa. Fino a tarda sera il Professore non soltanto ha fatto slittare per due volte il comizio in piazza Santi Apostoli - annunciato quando la vittoria sembrava certa - ma si è anche rifiutato di fare dichiarazioni: «Fino a quando i dati non sono certi e consolidati mi sembra una follia».
E man mano che i dati affluivano e sembrava per la prima volta possibile il pareggio, un risultato alla vigilia improbabile, Prodi sia pure informalmente ha ripetuto: «In quel caso bisognerà tornare a votare». Anche se ha usato parole durissime sulla legge elettorale: «Aveva perfettamente ragione Calderoli. Una legge scandalosa, la causa di questa gravissima incertezza». Di ufficiale nulla e d’altra parte è naturale che sia così. Non soltanto per la delusione in un uomo che da almeno due settimane era quasi certo di avercela fatta, sebbene spargesse prudenza a piene mani. Certo, negli ultimi cinque giorni, Prodi ha avuto almeno 24 ore di incertezza.
E’ stato poco prima del comizio in piazza Maggiore a Bologna, era giovedì 4 aprile e verso le 21,30 gli sono stati comunicati i risultati dell’ultima rilevazione della Ipsos che segnalavano un improvviso, vistoso calo nelle preferenze per l’Unione dopo la promessa di Berlusconi nel duello finale con Prodi di «abolire l’Ici». Un calo secco di un punto e mezzo, che pur garantendo ancora un margine di sicurezza all’Unione, a parere di Nando Pagnoncelli rappresentava un arretramento molto secco, raramente monitorato in così breve tempo. Questo non ha impedito a Prodi, anzi forse lo ha incoraggiato a dire nel comizio bolognese: «Vinceremo, vinceremo, vinceremo!». In realtà, in casa Prodi, tutto era pronto per la festa. Due giorni fa il Professore aveva lasciato Bologna portando con sé tutta la famiglia: non soltanto la moglie Flavia, ma anche i due figli, Giorgio e Antonio, le mogli e la nipotina Chiara.
Ma per scaramanzia Prodi ha voluto attendere i risultati elettorali nella stessa casa che lo aveva ospitato il 21 aprile del 1996: dai suoi amici Marisa Garrito e Claudio Pancheri. E’ arrivato nel primo pomeriggio nella casa di piazza Rondanini e vi è restato fino a tarda notte. La mattinata e il primo pomeriggio si erano consumati nella quasi certezza della vittoria, tanto è vero che, tra i tanti che hanno telefonato in quelle ore a Prodi, anche l’ex sindaco di Catania Enzo Bianco, che si è affrettato a far sapere: «Romano è di umore straordinario, ma lasciamo che sia lui a dirlo». Un ottimismo che Prodi ha mantenuto fino alle 17 di ieri quando ha dato il suo via libera all’organizzazione di un mini-comizio in piazza Santi Apostoli per le 18,30, sotto il suo ufficio romano.
E nel frattempo, quasi spontaneamente, ds e prodiani hanno cominciato a predisporre un palco anche nella più ampia piazza del Popolo per la festa notturna. Ma l’assottigliarsi del vantaggio dell’Unione ha indotto Prodi a sconvocare l’appuntamento delle 18,30 e a farlo slittare «di almeno un’ora», ha consigliato Giulio Santagata. Ma attorno alle 19, il completo ribaltamento delle proiezioni ha sconsigliato a Prodi qualsiasi commento ed è stato incaricato Santagata di fare una breve comunicazione ai giornalisti che erano in attesa nello stand approntato in piazza Santi Apostoli. Poi le tre ore di psicodramma, tra alti (pochi) e bassi (tanti), con alcuni momenti di quasi depressione, fino a quando poco dopo le 22,30 Prodi ha ritrovato un po’ di buon umore. E ha stretto i denti.