Trovata l'intesa. Quindi si litiga
Enzo Biagi su Corriere.it dell'11 Giu
In autunno tutti a casa, ha detto il ministro degli Esteri Massimo D'Alema, rispettando così le promesse fatte dal centrosinistra durante la campagna elettorale. D'altra parte era l'impegno, più o meno, preso anche dal governo Berlusconi il quale garantiva il rientro dei nostri soldati dall'Iraq entro l'anno. Posizioni, dunque, che si differenziano tutt'al più per pochi mesi. «Troppo sangue è stato versato» sono state le parole di Arturo Parisi, responsabile della Difesa, garantendo che tutto avverrà in condizioni di sicurezza e d'accordo con gli alleati e con gli iracheni. Ma il nostro è uno strano Paese e sembra impossibile, per chi sta all'opposizione, ammettere che le scelte fatte dal nuovo inquilino di Palazzo Chigi sono condivisibili e, soprattutto, simili alle loro almeno nella sostanza.
Niente da fare, e anche stavolta si è alzata la voce di Silvio Berlusconi che ha parlato di «resa al ricatto criminale ed evasione di responsabilità».Scusi, Cavaliere, ma lei e i suoi non avevate parlato agli italiani del disimpegno, certamente graduale ma sempre disimpegno, delle forze armate? La posizione italiana non è paragonabile a quella spagnola, quando il leader Zapatero, vinte le elezioni, decise il ritiro immediato delle sue truppe dal conflitto e lo completò in un mese e mezzo. Noi, mi pare con senso di responsabilità, avvieremo un programma di aiuti, sia per la popolazione civile sia per l'addestramento per il nuovo esercito iracheno. Neanche così va bene? Curioso che il presidente, il premier e il ministro degli Esteri di Bagdad abbiano caldamente apprezzato la visita e i discorsi di D'Alema: forse hanno capito che, se ce ne andiamo, potranno, piano piano, riprendersi il loro Paese.
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