03 maggio, 2006

Sul Quirinale nessuna forzatura

Emanuele Macaluso su Il Riformista 4 Mag

L'elezione del presidente della Repubblica, come sempre, spacca coalizioni e partiti. Oggi la situazione è ancora più complessa che nel passato. E non perché, come scrive Paolo Guzzanti sul Giornale, uno dei candidabili, Massimo D'Alema, è «l'ultimo leader del Pci». Persone come Ingrao, Jotti e Napolitano hanno garantito più d'altri l'istituzione che hanno presieduto, la Camera dei deputati. E il Pci commise errori, mai però quello di non difendere le istituzioni e la legalità. Il problema politico è un altro: il paese in questi anni è stato lacerato, e le recenti elezioni l'hanno registrato ancora una volta.
Chi pensa, a sinistra, che dopo l'elezione dei presidenti della Camera e del Senato si possano ripetere gli stessi scenari per il Quirinale, si sbaglia. Per due motivi. L'Italia ha bisogno di un capo dello Stato che sia eletto da una maggioranza larga, e che abbia, come Ciampi, le doti politiche e umane per mediare scontri politici e istituzionali che saranno ancora pesanti.
Se si volesse tentare una forzatura candidando unilateralmente un leader del centrosinistra - in questo caso D'Alema - il rischio di rompere la coalizione e non conseguire il risultato sono alti. Attenzione.